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PostHeaderIcon L'Editoriale di marzo 2019

Vincere facile? Anche no, grazie
Gabriele Villa, I2VGW



Ti piace vincere facile? Lo slogan pubblicitario di qualche tempo fa, divenuto poi un tormentone, si attaglia perfettamente, a mio parere, alla pratica, ormai particolarmente diffusa dell'FT8. La sintesi utilitaristica, che gran parte della popolazione radioamatoriale mondiale ne sta facendo è "poca spesa, tanta resa". Sapete bene come funziona: ci si mette lì tranquilli, si pigia la prima stringa di chiamata, o di risposta a qualcuno che sta facendo chiamata, dopodiché il programma fa tutto da solo e porta a casa il QSO, sempre che di QSO "vero" si possa parlare. Anzi, lo mette addirittura a log. Converrete che lo scenario rispetto ai tempi, che sono poi i miei tempi, in cui si passavano minuti e minuti, se non addirittura ore, ad ascoltare e poi ancora ascoltare e comunque a girare e a rigirare il VFO, prima di trovare una "preda" e cercare di afferrarla, è decisamente cambiato.


Già il cluster ha fatto la sua parte. Ha portato innovazione, praticità. Diciamo, per usare un eufemismo, che ha livellato la preparazione di tutti noi e, soprattutto, ha livellato la voglia di andare a caccia di DX, servendoci il DX su un piatto d'argento. In altre parole, se mi passate il paragone, il cluster è come se ci avesse messo in fila tutti, alle casse del supermercato, dandoci la possibilità di scegliere prima, ovviamente, che cosa prendere dagli scaffali del supermercato stesso. Ma è pur vero che il cluster è divenuto negli anni anche un democratico mezzo per scalare, in tempi più rapidi, il Dxcc e lo Iota Honor Roll, tanto per citare due esempi illustri, regalando la soddisfazione a molti di sentirsi appagati e ripagati dalla propria attività.


In buona sostanza, anche se i puristi continuano a storcere il naso il cluster ha cambiato, rivoluzionato l'attività radiantistica come certe invenzioni di cui oggi non si può e non si potrebbe, almeno in apparenza, fare a meno. E sfido chiunque a venirmi a dire che del cluster non ne approfitta, non ne ha mai fatto uso, né lo userà mai. Bando alle ipocrisie, per favore. Ma torniamo all'FT8. Cluster o non cluster il QSO resta per me qualcosa che deve essere cercato, gestito, vissuto in prima persona (sissignori anche in RTTY dove perlomeno sei tu a chiamare a rispondere e a decidere se investire del tempo in vari convenevoli, perché anche se non parli ti metti in relazione con l'altra persona con un interscambio di parole e frasi che può essere cambiato e integrato sul momento). Già, perché il QSO è qualcosa di magico e di unico che ti dovrebbe permettere di percepire, anche solo per pochi minuti, qualche volta addirittura istanti, la personalità del tuo interlocutore, il luogo in cui vive, lo shack da cui opera. Insomma, qualcosa che ti dovrebbe permettere di entrare in empatia con la persona che sta dall'altra parte della tua antenna. O, quantomeno, di farti sognare e immaginare volti, QTH, ambienti.

Se qualcuno o qualcosa rompe questo meccanismo, o, piuttosto, questo incantesimo, beh, a mio avviso il calo del desiderio è assicurato. Non si ha più voglia di sperimentare e di inventare. Di sognare e di immaginare. E i padri fondatori del radiantismo, che vivevano di sperimentazioni e di invenzioni,avrebbero molto da ridire. Ecco, nelle pagine che seguono troverete un articolo di un caro amico, oltre che penna illustre di RadioRivista, Andrea Borgnino IW0HK, che ci presenta un altro modo digitale per "veri" Qso. Il titolo dell'articolo, volutamente provocatorio, trova riscontri oggettivi nel testo. Vi invito a leggerlo per comprendere le sostanziali differenze con l'FT8, pur trattandosi sempre di modi digitali. Intendiamoci io non voglio "criminalizzare" l' FT8 e la facilità, nell'ozio, di avvalersi di questo programma (si può stare in poltrona, sfogliare un giornale, sorseggiare un calice di vino e persino mangiare tenendo, di tanto in tanto, anche solo un occhio distratto sul Pc per seguire l'evolversi del "QSO"), senza mai essere né diventare protagonisti perché è l'FT8 che fa tutto al posto tuo. Non voglio criminalizzarlo perché in tempi di propagazione striminzita può diventare un'ancora di salvezza per arginare le frustrazioni di molti noi. E non voglio criminalizzarlo perché durante una dxpedition può rappresentare un'opportunità in più da offrire ai cacciatori di Countries, slot o bande specie se dotati di pochi mezzi nello shack. Noi del team MDXC, per esempio, nel 2017, quando abbiamo trasmesso dal Burundi, come 9U4M, con il solito team internazionale, siamo stati i primi a proporre l'FT8 come opzione in più per chi voleva collegarci.

Poi, come accade puntualmente, altri ci hanno seguito, rivendicando ai quattro venti paternità e meriti di questa scelta. Ma questa è un'altra storia. Lo scopo di questo editoriale è quello, come avrete ben intuito, di sollevare il dibattito, di raccogliere i vostri pareri. E, magari, sempre nei limiti del rispetto reciproco e delle scelte di ognuno, anche le vostre reazioni polemiche. La domanda che lascio appesa nell'aria è: l'FT8 sta in qualche modo svilendo e svuotando la nostra passione con il rischio di farla arrugginire e atrofizzare? Se così fosse, allora usiamolo, ma non ne abusiamo. Perché può creare dipendenza. E la dipendenza è sinonimo di routine senza più alcun divertimento. E, almeno io, con la radio e un pezzo di filo, voglio ancora divertirmi.