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PostHeaderIcon L'Editoriale di dicembre 2019

Decisioni che non si prendono a cuor leggero
Il Consiglio Direttivo Nazionale


Era il 17 ottobre 2003 quando il Consiglio Direttivo dell’ARI composto da Alberti (I1ANP), Ambrosi (I2MQP), Manenti (IS0RUH), Marino (IT9ZGY), Ortona (I1BYH), Sabbadini (I2SG), Sanna (I0SNY) e Simoncini (IV3FSG) deliberava di portare la quota sociale a 72,00 euro. Nel frattempo molti di quei Consiglieri sono mancati, gli altri non si interessano più alla vita associativa e l’ARI ha avuto sei diversi Presidenti. L’Associazione ha dovuto traslocare di Sede e dei dipendenti che allora lavoravano in Segreteria Generale è rimasta solo un’impiegata. Nel 2004 spedire una lettera prioritaria costava 0,60 euro, oggi 2,80 euro; un litro di benzina 1,047 euro e oggi 1,579 euro.

Sono trascorsi sedici anni senza che venisse aumentata la quota associativa, anche se il coefficiente di rivalutazione ISTAT per il periodo 2003-19 è 24%. Questo “miracolo” è stato reso possibile solo grazie a rigidi contenimenti dei costi e, negli ultimi anni, ricorrendo agli accantonamenti.



Stabilire le quote sociali è uno dei compiti più ingrati, se non il più ingrato in assoluto, cui il Consiglio Direttivo deve adempiere. Non mancano mai Soci e Sezioni che scrivono per esprimere le proprie considerazioni e proporre ipotesi di interventi sulle spese che, purtroppo, il più delle volte sono tecnicamente inapplicabili o comporterebbero costi gestionali tali da non portare vantaggi significativi. E’ evidente che nessuno desidera aumentare le quote per il solo piacere di aumentarle: sono decisioni che non si possono prendere a cuor leggero.


Il Consiglio Direttivo nella riunione del 15 ottobre ha preso in attenta considerazione e analizzato con coscienziosa responsabilità il Bilancio Consuntivo 2018 e il Preventivo 2019. Questi documenti sono stati approvati in pareggio solo facendo ricorso alle riserve dell’Associazione, come puntualmente rilevato dal Collegio Sindacale.

Le Associazioni europee che offrono servizi simili ai nostri hanno quote decisamente maggiori: per esempio la URE (Unión de Radioaficionados Españoles) 80,88 euro senza ristorni alle Sezioni, la DARC (Deutscher Amateur Radio Club) 99,00 euro con il 19% di ristorno alle Sezioni. Giova ricordare che, a differenza delle altre consorelle, l’ARI trattiene solo il 75% della quota sociale per gestire i servizi, mentre il restante 25% è di competenza dei Comitati Regionali e delle Sezioni. La quota associativa ordinaria è stata portata a 78,00 euro, con un aumento di 6,00 euro rispetto agli ultimi sedici anni (se fosse stata applicata la rivalutazione ISTAT l’aumento sarebbe stato di 17,00 euro). Decisione difficile e impopolare, ma necessaria per il mantenimento degli attuali standard qualitativi.

Si è trattato di una scelta coraggiosa e responsabile, determinata anche dall’esigenza di evitare chiusure di esercizio in perdita. Questa decisione sarà comunque affiancata da revisioni progettuali in parte già anticipate nella riunione di Consiglio Direttivo del 12 settembre, e in parte in fase di definizione. Per mettere in sicurezza i conti dell’Associazione ci si è mossi in due direzioni: aumento della quota e razionalizzazione dei servizi. Il solo aumento della quota, nella misura stabilita, non sarebbe infatti stato sufficiente ad ottenere un bilancio in pareggio; è inoltre necessario programmare l’attività in modo serio e con obiettivi di ampio respiro. Gli attuali Amministratori hanno già varato alcuni progetti che dovrebbero portare concreti risultati sugli esercizi futuri. L’intento è di restituire all’ARI il prestigio di un tempo, e ai Soci l’orgoglio di appartenere a un’Associazione autorevole e moderna. Ad esempio, per venire incontro ai giovani è stato stabilito (in deroga all’art.7 dello Statuto) di considerare Juniores i Soci ARI e Radio Club sino a 25 anni di età, facendo quindi pagare loro solo mezza quota. E’ stato inoltre confermato di far pagare mezza quota a ciascun componente di un medesimo nucleo familiare. Considerando le nuove realtà che ci circondano e il sempre maggior ricorso, anche da parte di Enti Pubblici, a sponsor per gestire progetti finalizzati, sono già stati presi dei contatti per valutare quali concrete possibilità sussistano per garantire all’Associazione altre risorse finanziarie, a integrazione delle attuali. La loro dinamica dovrebbe dipendere più dalla politica attuata dal Consiglio Direttivo che dalle quote sociali.

Nonostante i molteplici interventi, il costo di RadioRivista non riesce più a trovare un’adeguata copertura attraverso la cessione degli spazi pubblicitari, a testimonianza del difficile momento attraversato dall’intero settore radioamatoriale e da quello dell’editoria su carta. In un futuro non lontano, molto probabilmente, verrà prodotta solo in formato digitale: l’azzeramento dei costi di stampa e spedizione garantirebbe un cospicuo risparmio. Durante la Conferenza Organizzativa di Novegro (27 maggio 2017) i Comitati Regionali hanno tuttavia ribadito il loro desiderio di non abbandonare la versione cartacea anche perché rappresenta un biglietto da visita molto apprezzato soprattutto nella P.A.

E’ il mantenimento degli attuali standard qualitativi, eventualmente riducendo la quantità dei servizi non strategici, che fa la differenza con le altre associazioni di categoria.

Per queste ragioni - dopo aver attentamente esaminato gli elaborati relativi ai bilanci degli ultimi anni e con la consapevolezza dei corposi tagli alle spese già effettuati – si ritiene che la progettualità è la chiave per alimentare e rendere plausibile la speranza del futuro attraverso la progressiva riqualificazione dell’Associazione, dei servizi ai Soci e, più in generale, dell’intera macchina associativa.